lunedì 6 ottobre 2014

Lettera aperta al Senatore Gigli dopo il suo intervento al Convegno della Consulta di Bioetica


Gentile senatore Gian Luigi Gigli, Ho sentito ieri il suo intervento all'evento della Consulta di Bioetica "Il buon medico non obietta" E' stato un intervento, rispetto ad altri che ho ascoltato durante la giornata, molto pacato e tranquillo, da parte di chi non è ostile ai medici non obiettori ma al contrario auspica una migliore comprensione e collaborazione e chiede solo rispetto e tolleranza, verso chi, come i medici obiettori, vuole
poter liberamente seguire la propria coscienza. Nel suo intervento senatore Gigli lei quasi si sorprendeva un po' delle nostre preoccupazioni riguardo l'applicazione della legge 194 e ha ribadito che la legge veniva regolarmente rispettata in Italia e che non vi erano sostanzialmente difficoltà di sorta per le donne che sceglievano di interrompere la gravidanza. Ha portato dei dati che dimostravano che le richieste delle donne venivano regolarmente accolte dagli ospedali e che la proposta di abrogare l' articolo 9 della legge 194/78, cioè di togliere la possibilità ai medici che sceglievano di lavorare in una struttura pubblica di fare obiezione di coscienza, era faziosa e non necessaria ma al contrario rappresentava un accanimento non rispettoso della libertà. La sua voce era calda e accogliente, il suo sorriso molto rassicurante, ma per me è stato ugualmente doloroso sentirle fare quelle affermazioni... mi sono chiesta quanto lei fosse veramente convinto e in buona fede o al contrario poco onesto con se stesso e con noi che la stavamo ad ascoltare. Lo sa senatore che in alcune città d'Italia i tempi di attesa per una interruzione durante le feste o d'estate possono arrivare facilmente a 5 settimane? Che alcuni servizi di 194 chiudono per mancanza di personale (di personale non obiettore,gli obiettori ci sono eccome) e che le donne devono andare in pellegrinaggio e allontanarsi anche per centinaia di chilometri, per trovare un ospedale disponibile ad accoglierle nei tempi stabiliti dalla legge? Questo forse nei dati non l'ha trovato.. Lo sa che molte donne sono costrette ad andare all'estero,a pagamento?anche queste donne non troverà nei sui dati... Lo sa che nel Lazio,tanto per fare un esempio vicino a noi, è possibile fare un aborto terapeutico solo in 2 province su 5? E che anche in quelle 2 provincie ai tratta di un percorso difficile,umiliante,sostenuto solo da pochissimi medici non obiettori che si danno il cambio in staffette di 12 ore per tutta la durata dell'induzione all'aborto che può durare anche 48-56h ? E lo sa che sempre nel Lazio sono solo 3 gli ospedali nei quali è possibile scegliere tra aborto chirurgico e aborto farmacologico e questo perché il Comitato Nazionale di Bioetica, più volte da lei citato, ha di fatto obbligato le regioni al ricovero di 3 giorni per l' RU 486? E lo sa che siamo l'unico paese al mondo ad obbligare le donne al ricovero per prendere il farmaco? Questo dovrebbe saperlo, forse lo sapeva ma l'ha omesso... Lo sa che siamo così fragili che nella maggior parte degli ospedali è presente 1 solo medico non obiettore e che quando l'anno scorso al Policlinico di Napoli improvvisamente il dott. Leone è morto hanno dovuto sospendere il servizio per settimane e settimane? Lo sa che il venerdì a mezzogiorno chiudono tutti i consultori familiari e che l' unico posto dove poter richiedere la contraccezione d'emergenza è il pronto soccorso e anche lì molto spesso il medico è obiettore? Sì questo lo sa, ha citato anche lei le statistiche del ministero della sanità che parla dell'80 % di obiettori circa in Italia... Io queste cose le so senatore, le so perché sono ostetrica, parlo con le donne e da 11 anni tutti i giorni rispondo al telefono dell'associazione Vitadidonna e ascolto le loro storie. Donne che inizialmente sono incredule, poi arrabbiate e alla fine disperate. E cerchiamo di aiutarle, facciamo appelli alla nostra rete di medici su internet per trovare un ospedale disponibile, dove l'attesa non sia di 4 settimane o dove possano ricevere l'RU486 se lo desiderano. E quando non possiamo aiutarle in Italia se hanno intenzione di andare all'estero diamo loro anche indicazione su cliniche in Inghilterra, in Svizzera, in Spagna... una volta mi sono anche sentita dire che questo mio sostegno era "istigazione all'aborto."... cosa avrei dovuto fare...voltare loro le spalle? Per questo motivo per me era difficile sentirle dire che no, che non c'è un vero problema, che il problema lo vedevamo noi e che i medici obiettori volevano solo un po' di rispetto e che lei vuole soltanto essere d'aiuto ad una categoria che in questo momento è in difficoltà... Senatore non me ne voglia, ma forse il fatto che lei sia maschio e medico le rende più difficile empatizzare con le donne. Perchè, le assicuro, sono loro le persone in difficoltà..." Gabriella Pacini ass. Vita di Donna 7 giugno 2013

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