Il nostro gruppo attivista, Freedom For Birth – Rome Action Group, è
nato a fine settembre 2012 per iniziativa di un gruppo di donne (madri,
ostetriche, avvocate, psicologhe, artiste, scrittrici, giornaliste ed
esperte della comunicazione audiovisiva), dopo aver visto, il 20
settembre 2012, il documentario Freedom for Birth realizzato dai registi
Toni Harman e Alex Wakeford.
Il nostro movimento si propone di promuovere la cultura della libera scelta delle donne al momento del parto, del diritto delle donne di disporre del proprio corpo e di autodeterminarsi sul modo e sui luoghi del parto.
Non desideriamo
proporre un modello specifico di parto (parto vaginale piuttosto che
cesareo; parto naturale piuttosto che parto con anestesia epidurale,
etc..), bensì affermare il diritto della donna di scegliere come e dove
partorire.
In quest’ottica, ad esempio, il taglio cesareo non è
contestabile aprioristicamente, atteso che, in caso di necessità
mediche, lo stesso rappresenta un intervento chirurgico necessario per
la donna e per il nascituro; la stessa scelta di partorire con un taglio
cesareo, adottata da una donna in assenza di specifiche indicazioni
mediche, è legittima.
In altri termini, si promuove il diritto della donna a compiere una scelta consapevole, qualunque essa sia.
L’affermazione
del diritto di scegliere dove e come partorire passa attraverso la
presa di coscienza, da parte della donna, delle proprie capacità
connaturali: una donna consapevole delle proprie competenze è capace di
interagire con il personale medico e ostetrico, è capace di
avere/mantenere un ruolo attivo durante il proprio parto e può, perciò,
non subire passivamente, incondizionatamente ed inconsapevolmente,
interventi medici proposti o, peggio, imposti.
Noi consideriamo la negazione del
diritto di scelta delle donne al parto una violenza sulle donne e come
tale va combattuta; la pratica di interventi medici non necessari e non
acconsentiti costituisce un abuso sulla persona umana ed una
intollerabile negazione dei diritti della persona, ossia dei diritti che
trovano radice nell’essere umano in quanto tale e che trovano la piena
attuazione nel rispetto della competenza della donna di partorire,
innata e preesistente ad ogni protocollo e ad ogni assistenza esterna.
La donna è competente, è capace di intendere e di volere e la sua volontà è primaria.
Costituiscono violenza sulle donne e, dunque, atroce ed illegittimo abuso, le
pratiche ospedaliere (dall’episiotomia, alla manovra di Kristeller, alla
somministrazione di farmaci di induzione del parto, etc.) condotte in
modo routinario, ingiustificato ed arbitrario, in contrasto con linee guida e raccomandazioni nazionali ed internazionali (OMS, ISS) e sopratutto in assenza di un consenso, informato e liberamente formato, della donna.
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