domenica 19 gennaio 2014

MODELLO PER LA RICHIESTA DI RIMBORSO SPESE PER IL PARTO A DOMICILIO




Spett.le
U.S.L. _________
_________
_________ - ___________  
           
 A MEZZO RACCOMANDATA A.R.

Spett.le
Regione ________
_________ - _________  
                                                                                               
A MEZZO RACCOMANDATA A.R.

Oggetto: Richiesta di rimborso delle spese per il parto a domicilio

Io sottoscritta ____________________________________, nata a ________________ il ______________, residente e domiciliata in _________________________________, Codice fiscale ______________________________,
premesso
- di essere in stato di gravidanza fisiologica, precisamente alla _____ settimana, con data prevista per il parto per il giorno _________, come da certificato che si allega;
- di voler partorire presso il proprio domicilio sito in _______________________ _____________________ (oppure presso la Casa Maternità “__________________”, sita in _________________________________________), reputando tale luogo come l’unico che possa garantire il rispetto della mia intimità, delle mie scelte ed esigenze nonché della mia identità culturale, e che possa favorire una dimensione umana e familiare e condizioni idonee a preservare la serenità ed il benessere psicofisico della sottoscritta;
- che al suddetto parto assisteranno le Ostetriche ___________________________ ______________________________ iscritte all’Albo Provinciale di _______________, e presterà assistenza pediatrica il Dott. _________________________ dell’Ordine dei Medici di ___________;
considerato
- che sussiste, in capo alla sottoscritta così come in capo ad ogni donna, il diritto di scegliere le circostanze nelle quali deve avvenire e svolgersi il proprio parto;
- che tale diritto costituisce un diritto umano ed inviolabile, che trova fondamento sia nell’ordinamento giuridico italiano che in quello comunitario ed internazionale;
- che, infatti, tale diritto è correlato al diritto di autodeterminarsi rispetto alle propria vita familiare e personale, sancito dall’articolo 2 della Costituzione, a mente del quale “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”;
- che il diritto in parola, inoltre, si ricollega al diritto di scelta dei trattamenti sanitari, riconosciuto dall’articolo. 32 della Costituzione, al cui secondo comma si specifica che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge, la quale non può, in ogni caso, violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana;
- ch, inoltre, il diritto di scelta al parto è correlato al principio della inviolabilità della libertà personale, riconosciuto dall’articolo 13 della Costituzione;
- che l’articolo 33 della Legge n. 833/1978, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, stabilisce che gli accertamenti ed i trattamenti sanitari sono di norma volontari; qualora previsti, i trattamenti sanitari obbligatori devono comunque rispettare la dignità della persona, i diritti civici e politici, compreso “il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura”;
- che la stessa citata Legge, all’articolo 14, “Unità sanitarie locali”, comma terzo, attribuisce alle Unità sanitarie locali, tra gli altri, il compito di garantire l’assistenza domiciliare e che, ancora più esplicitamente, il successivo articolo 25 statuisce che “Le prestazioni medico-generiche, pediatriche, specialistiche e infermieristiche vengono erogate sia in forma ambulatoriale che domiciliare” e che “Le prestazioni specialistiche possono essere erogate anche al domicilio dell'utente in forme che consentano la riduzione dei ricoveri ospedalieri”;
- che, quanto all’ordinamento internazionale, l’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, riconosce il “Diritto al rispetto della vita privata e familiare”, sancendo che:
1.  Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, del suo domicilio e della sua corrispondenza.
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2.  Non può esservi ingerenza della pubblica autorità nell’esercizio di tale diritto se non in quanto tale ingerenza sia prevista dalla legge e in quanto costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria per la sicurezza nazionale, l’ordine pubblico, il benessere economico del paese, la prevenzione dei reati, la protezione della salute o della morale, o la protezione dei diritti e delle libertà altrui”;
- che tale disposizione è stata espressamente richiamata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale, con la recente sentenza del 14 dicembre 2010 resa nel caso Anna Ternovszky contro l’Ungheria, ha precisato che il diritto al rispetto della vita privata include anche il diritto di scegliere le circostanze in cui avere il proprio partoe che “la decisione di diventare genitore comprende altresì il diritto di decidere le circostanze in cui farlo accadere e si tratta di circostanze che […] fanno indiscutibilmente parte dell’ambito della vita privata. (sentenza definitiva il 14 marzo 2011, ricorso  n. 6755/09);
- che, analogamente, nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, all’articolo 7 si tutela il “Rispetto della vita privata e della vita familiare”, riconoscendosi che “Ogni individuo ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle sue comunicazioni”.
ritenuto
- che, alla luce della soprarichiamata normativa, nazionale ed internazionale, sussiste incontestabilmente, in capo agli Enti pubblici, il dovere di approntare assistenza e cure domiciliari e che a questo dovere corrisponda, in capo al cittadino, il diritto di scegliere il luogo di assistenza;
- che, in quest’ottica, il riconoscimento del diritto al rimborso delle spese sostenute per il parto in ambiente extraospedaliero, quale strumento di sostanziale parificazione delle condizioni, di accesso e di assistenza, tra parto extraospedaliero e parto ospedaliero, costituisce una misura necessaria per garantire alle donne un effettivo e sostanziale diritto di scegliere come e dove partorire;
considerato altresì
- che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui "la nascita rappresenta un importante evento personale, familiare e sociale ancor prima che sanitario", ha ricordato che non è mai stato scientificamente provato che “l’ospedale è più sicuro della casa per una donna che ha avuto una gravidanza normale. Studi su parti in casa programmati in paesi industrializzati e per gravidanze non a rischio, hanno mostrato che le percentuali di complicazioni e di morti materne e neonatali erano uguali o inferiori rispetto a quelle relative ai parti in ospedale” (OMS, Rapporto “Having a baby in Europe”, Copenhagen, 1985);

- che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, nella pubblicazione “Maternità Sicura – Guida Pratica all’assistenza al parto fisiologico, al parto naturale” (Ginevra 1996) ha precisato che "… una donna dovrebbe partorire nel posto in cui si sente più sicura, a suo agio, e dove siano possibili le cure appropriate. Per una donna gravida a basso rischio questo posto può essere la casa, una piccola clinica di maternità o centro di nascita o forse nel reparto di maternità di un grande ospedale. In ogni caso deve essere un posto in cui tutte le cure e le attenzioni sono concentrate sulle sue necessità e sulla sua sicurezza, il più vicino possibile alla sua dimora e alla sua cultura”;
- che nel 1988, il Parlamento Europeo ha adottato un Risoluzione sui diritti della partorienti, che legittima il parto a domicilio riconoscendosi che l'esperienza della maternità dovrebbe essere affrontata su una base di libera scelta (G.U.C.E. n. C 235/80 del 12.9.1988);
- che la letteratura scientifica è ricca di studi, basati su evidenze scientifiche, che dimostrano come, in presenza di gravidanza fisiologica, il parto a domicilio è una valida alternativa al parto in ospedale.
* * *
Tutto quanto sopra premesso e considerato, con la presente, la sottoscritta ______________________________, come sopra domiciliata,
RIVOLGE FORMALE ISTANZA
alle istituzioni in indirizzo, per quanto di rispettiva competenza, affinché Le venga riconosciuto il diritto ad avere il rimborso delle spese che sosterrà per il proprio parto a domicilio (oppure in Casa Maternità) e, conseguentemente, Le venga erogato l’importo che risulterà pari all’ammontare complessivo delle spese da sostenere per l’assistenza al proprio suddetto parto, come da giustificativi di spesa che verranno prodotti, quanto meno sino a concorrenza dell’importo corrispondente alle vigenti tariffe DRG regionali previste per l’intera degenza ospedaliera di mamma e bambino in caso di parto fisiologico.
Si allega la seguente documentazione:
a) certificato o autodichiarazione, ai sensi del D.P.R. n. 445/2000, completa dei dati anagrafici della richiedente (nome, cognome, luogo e data di nascita, residenza, codice fiscale), attestante la data presunta del parto, il domicilio o la Casa Maternità ove avverrà, la modalità prescelta per la corresponsione dell’importo dovuto;
b) attestazione dello stato di gravidanza;

c) dichiarazione dell’Ostetrica che presterà assistenza al parto, completa dei dati anagrafici (nome, cognome, luogo e data di nascita), nonché dei dati professionali (ordine professionale di appartenenza, numero di iscrizione).
In fede.
________________ (luogo)
________________ (data)
________________ (firma)

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