giovedì 18 dicembre 2014
La dichiarazione delle e degli studenti di ostetricia del Policlinico Umberto I di Roma.
Per fare in modo che le riflessioni di oggi, lunedì 15 dicembre, non si perdano ma che costituiscano invece la base per ulteriori azioni e pensieri condivisi da cui ripartire domani, proviamo a scrivere due righe.
Strappare alle donne competenze in materia del proprio corpo, sembra essere precisa volontà di sistemi e modelli patriarcali, tra le cui espressioni vi è il sistema-ospedale. Ospedale che è l'unico contesto in cui avviene la nostra formazione, luogo in cui, come dalla relazione di Alessandro Rinaldi di Medici senza Camice, nella pratica quotidiana, si acquisiscono dei comportamenti indotti dall'ambiente, dalla struttura, dalle persone coinvolte nell'insegnamento nonché dai colleghi (hidden curriculum), che molto spesso sono però frutto di un adeguamento acritico al contesto.
martedì 16 dicembre 2014
Dalla collaborazione tra Freedom for Birth RAG e Il Melograno nasce a Roma uno sportello legale gratuito per dare informazioni ed orientamento legale sui diritti delle donne in gravidanza e maternità
Nasce “Melograno Diritti”.
Uno Sportello legale gratuito per
dare informazioni ed orientamento legale sui diritti delle donne in gravidanza
e maternità
Martedì 16 dicembre ore 17.00
Il Melograno Centro Informazione Maternità e Nascita Via
Saturnia 4/a
Sarà attivo dal prossimo gennaio presso la sede
dell’Associazione Il Melograno lo sportello legale gratuito Melograno Diritti, realizzato in
collaborazione con Freedom for Birth Rome Action Group.
“Questa iniziativa nasce
per offrire alle donne e alle coppie assistenza, consulenza e informazioni sui loro
diritti in gravidanza e al parto - ha dichiarato Romana Prosperi Porta Presidente Il
Melograno Roma - Un impegno da sempre portato avanti dalla nostra
Associazione e che si arricchisce oggi con questo servizio di orientamento
legale.”
"Lo sportello legale Melograno Diritti vuole contribuire - dichiara Virginia Giocoli avvocata responsabile
del Servizio - nel solco dell'impegno
quotidiano di Freedom for Birth Rome Action Group e del Melograno, alla
diffusione di informazioni alle donne sui loro diritti nella maternità,
indispensabili per rafforzarne la consapevolezza e, quindi, l'autonomia
decisionale, in risposta agli eccessi della medicina difensiva, ma anche ai
temi del precariato e della discriminazione delle neomamme nel mondo del lavoro."
Il progetto sarà presentato oggi, all’interno di una Tavola Rotonda sui
diritti delle donne nel percorso nascità alla quale parteciperanno: Romana Prosperi Porta (Presidente
Ass.Il Melograno Roma), Virginia Giocoli
e Carmen Rizzelli (Freedom for Birth Rome Action Group), Marta Bonafoni (Consigliera Regionale
Lazio) e Gabriella Pacini
(Ostetrica, Freedom for Birth Rome Action Group).
"Una delle principali linee d'azione che la
nuova amministrazione regionale ha deciso di darsi è proprio quella
della salute della donna. – dichiara in una nota Marta Bonafoni Consigliera Regionale
del Lazio - Personalmente mi sono fatta
promotrice di una proposta di legge, già depositata in Consiglio, che
stabilisce “Norme per il parto a domicilio e nelle Case Maternità”.
La proposta è stata frutto di un lavoro di condivisione e partecipazione
che ho avuto con ostetriche, ginecologhe e giovani mamme per permettere
alle donne e alle coppie del Lazio di poter decider dove partorire, in
sicurezza. I luoghi della legge sono proprio le abitazioni private e le
Case del Parto, la mia intenzione è quella di farne nascere in tutto il
territorio regionale, di dotare innanzitutto le donne di una rete di
cura e di sostegno adeguato, di fornire al parto a domicilio ed
extra-ospedaliero, le giuste risorse. Nel frattempo il Presidente
Zingaretti ha emanato un decreto ad hoc che stabilisce anche in questo
caso le linee-guida per il parto a domicilio e la tariffazione per il
rimborso della prestazione ostetrica extra-ospedaliera".
Lo Sportello legale Melograno
Diritti offre informazioni e consulenze orali a titolo gratuito su: sui diritti delle donne nel percorso nascita
(gravidanza, parto e post-partum); maternità e lavoro (astensione dal lavoro,
congedi parentali, licenziamenti, mobbing, ecc.); casi di responsabilità
medica, di violazione del diritto al consenso informato sui trattamenti medici,
di trattamenti non rispettosi nelle strutture sanitarie o di violenza
ostetrica.
Del
pari gratuita è l'assistenza relativa a questioni di interesse collettivo,
istanze di rimborso spese per il parto a domicilio, redazione del piano del
parto.
Per i casi in cui sarà richiesta un'assistenza stragiudiziale
o giudiziale specifica, saranno preventivamente concordate delle tariffe
convenzionate, socialmente sostenibili.
Lo sportello legale sarà
attivo:
tutti i lunedì
dalle ore 10,00 alle ore 13,00 a
partire dal 12 gennaio 2015.
Per
accedere al servizio è necessario concordare
un appuntamento telefonando al numero 06/70475606
o via mail all'indirizzo info@melogranoroma.org,
con oggetto "Richiesta appuntamento Melograno Diritti".
Gli incontri si svolgeranno presso la sede del Melograno di
Roma in Via Saturnia n. 4/a.
domenica 14 dicembre 2014
"LA PRESTAZIONE" VINCE UNA MENZIONE SPECIALE DELLA DIREZIONE ARTISTICA AL DOCSCIENT!
Oggi, siamo particolarmente liete ed orgogliose di annunciarvi che Il nostro cortometraggio: "La Prestazione. Sex
like birth" ha meritato la menzione speciale della direzione artistica al Docscient International
Scientific Film Festival 2014 con questa motivazione:
"Per la sorprendente capacità di porre
interrogativi su alcuni inossidabili paradigmi scientifici utilizzando un artificio narrativo paradossale, geniale ed estremamente efficace"
Il nostro cortometraggio "La prestazione. Sex like birth", scritto da Gabriella Pacini, è stato presentato il 4 dicembre 2014 al DocScient fuori concorso.
(di seguito alcune immagini della proiezione avvenuta il 20 ottobre nel corso della "giornata Nazionale della Buona Nascita", presso la Città dell'Altra Economia di Roma,
Il pubblico ha molto apprezzato)
Il Rome DocScient Festival è uno showcase di produzioni ad alto contenuto scientifico: dalla divulgazione scientifica, al documentario di intrattenimento, al materiale di archivio. Il festival è interessato a documentari divulgativi o di intrattenimento che hanno alla base una ricerca eseguita in qualsiasi disciplina, dalle scienze esatte a quelle umane, senza restrizioni relative a durata, anno di realizzazione, tematiche affrontate. L’iniziativa intende promuovere e rendere disponibile al pubblico produzioni documentaristiche realizzate da università, enti ricerca pubblici e privati, imprese ad elevato contenuto tecnologico e case di produzione, promuovendo il dialogo fra i soggetti interessati al fine di favorire la realizzazione di documentari di alta qualità ed elevato contenuto scientifico.
Ecco l'elenco dei vincitori dell'edizione 2014:
http://www.docscient.it/rdf-2014-documentari-vincitori-winning-documentaries/
Il nostro cortometraggio "La prestazione. Sex like birth", scritto da Gabriella Pacini, è stato presentato al DocScient fuori concorso.
Ci onora particolarmente la motivazione della menzione speciale.
Un motivo in più per venire a vederlo!
Le prossime proiezioni saranno:
Lunedi, 15 dicembre 2014, ore 12.00 presso l'Aula Magna Ginecologia-Ostetricia del Policlinico Umberto I, nell'ambito del convegno "Che cos'è la violenza ostetrica" organizzato dalle studentesse e dagli studenti di Ostetricia"
Martedi, 16 dicembre 2014, ore 17.00, presso il Melograno di Roma, via Saturnia 4/a, in occasione della presentazione di MELOGRANO DIRITTI - Sportello Legale di Freedom for Birth Rome Action Group in collaborazione con Il Melograno di Roma.
Vi aspettiamo!
Cogliamo l'occasione per ringraziare tutte e tutti quell* che hanno lavorato gratuitamente alla realizzazione di "La Prestazione - Sex like birth":
Soggetto di Gabriella Pacini
Scritto e prodotto da Gabriella Pacini e Sarah McTeigue
Diretto da Alessandro Basaluzzo
Interpretato da:
Fotografia Valentina Pascarella
Montaggio Sarah McTeigue
Assistente al montaggio Francesca Addonizio
Musiche originali Corrado Carosio e Pierangelo Fornaro
Aiuto regista Kiersten Miller
Segretario di Edizione Jonathan DemanScenografia Bianca Pezzati
Trucco e Parrucco Carla VincenzinoMontatore del suono Francesco VallocchiaOperatore di macchina Martina Cocco
Elettricista Sammy Paravan
Colorist Monica di SabatinoGrafic Designer Katie Roche
Vestito premaman grazie a The Milk Bar
Mezzi tecnici Scirocco CinematograficaGirato presso Casa Internazionale delle Donne di Roma
Martedi, 16 dicembre 2014, ore 17.00, presso il Melograno di Roma, via Saturnia 4/a, in occasione della presentazione di MELOGRANO DIRITTI - Sportello Legale di Freedom for Birth Rome Action Group in collaborazione con Il Melograno di Roma.
Vi aspettiamo!
Cogliamo l'occasione per ringraziare tutte e tutti quell* che hanno lavorato gratuitamente alla realizzazione di "La Prestazione - Sex like birth":
Soggetto di Gabriella Pacini
Scritto e prodotto da Gabriella Pacini e Sarah McTeigue
Diretto da Alessandro Basaluzzo
Interpretato da:
- Davide Jacopini
- Serena Foddis
- Manuele Messineo
- Gabriella Pacini
Fotografia Valentina Pascarella
Montaggio Sarah McTeigue
Assistente al montaggio Francesca Addonizio
Musiche originali Corrado Carosio e Pierangelo Fornaro
Aiuto regista Kiersten Miller
Segretario di Edizione Jonathan DemanScenografia Bianca Pezzati
Trucco e Parrucco Carla VincenzinoMontatore del suono Francesco VallocchiaOperatore di macchina Martina Cocco
Elettricista Sammy Paravan
Colorist Monica di SabatinoGrafic Designer Katie Roche
Vestito premaman grazie a The Milk Bar
Mezzi tecnici Scirocco CinematograficaGirato presso Casa Internazionale delle Donne di Roma
mercoledì 10 dicembre 2014
RADIOTERRANAVE CI INTERVISTA.
Radioterranave ci ha intervistate rispetto alla tematiche della Violenza Ostetrica.
Ospiti della puntata:
Gabriella Pacini, ostetrica di Freedom for Birth - RAG
Elis Viettone, giornalista freelance
Valentina Gazzaniga, docente di Storia della Medicina Università La Sapienza
Virginia Giocoli, avvocata di Freedom for Birth - RAG
Ringraziamo Marzia Coronati e Marco Stefanelli per l'attenzione verso un tema ancora troppo poco discusso.
Per ascoltare l'intervista clicca qui.
LA VIOLENZA NEL PARTO CHE VIENE DA LONTANO, TRA RITUALI E PATRIARCATO: NOI DONNE PUBBLICA UN ARTICOLO SUL NOSTRO EVENTO DEL 29 NOVEMBRE.
Ringraziamo la redazione di Noi Donne e la direttora Tiziana Bartolini, che hanno pubblicato un interessante resoconto dell'evento che abbiamo organizzato presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma il 29 novembre.
Crediamo che contributi come questo siano molto importanti per alimentare il dibattito sul tema della violenza ostetrica, che in Italia è pressochè assente.
La pubblicazione su Noi Donne, storica rivista femminista, è simbolicamente importante e dimostra un rinnovato interesse per il tema dell'autodeterminazione delle donne nel percorso nascita ed in particolare al momento del parto.
La pubblicazione su Noi Donne, storica rivista femminista, è simbolicamente importante e dimostra un rinnovato interesse per il tema dell'autodeterminazione delle donne nel percorso nascita ed in particolare al momento del parto.
Come movimento attivista riteniamo che la negazione dei diritti riproduttivi delle donne, sia che si parli di interruzione di gravidanza, di contraccezione, di fecondazione assistita, sia che si parli di percorso nascita, abbia una matrice comune che risiede nella funzione sociale di controllo che da sempre ed in differenti culture viene agita attraverso rituali di disciplinamento del corpo della donna.
Per questo motivo riteniamo che la battaglia per l'autodeterminazione sia unica e che la lotta per il diritto di scelta nel percorso nascita debba essere affiancata a quella su IVG, contraccezione e PMA.
Clicca qui per leggere l'articolo su Noi Donne.
Etichette:
Annalisa Garzonio,
bioetica,
cesareo,
episiotomia,
gravidanza,
maurizio balistreri,
Noi Donne,
parto,
Tiziana Bartolini,
Valentina Gazzaniga,
violenza ostetrica,
violenza parto
sabato 6 dicembre 2014
Il NICE in UK raccomanda il parto a casa o in casa maternità. Una decisione immorale?
Il celebre NICE (National Institute for Health and
Care Excellence) in UK, ha
pubblicato delle nuove linee
guida in cui raccomanda il parto a casa, o
in casa maternità, per le donne con una gravidanza fisiologica, definendo tale
scelta come l'opzione più sicura per la salute di madre e persona che nasce in
caso di gravidanze successive alla prima.
La notizia è stata ripresa da diverse testate in tutto il mondo. In un articolo
apparso sul Guardian si legge che: “Le nuove linee guida
raccomandano di consigliare alle donne con gravidanze fisiologiche l'opzione
parto a casa, o in casa maternità, come la più sicura per la salute di madre e
bambino. Questo importante cambiamento nasce dalla constatazione che le
donne assistite a casa da un'ostetrica presentano un numero minore di effetti avversi con un conseguente minore numero di interventi medici quali, solo per citarne alcuni: episiotomia, taglio cesareo, parti
operativi con forcipe e ventosa.
Secondo la Prof.ssa Susan Bewley (unità sanitaria complessa di
ostetricia e ginecologia del King's College e responsabile del panel del NICE che ha elaborato le nuove linee guida) anche
l'incidenza delle infezioni si riduce notevolmente nel parto extra-ospedaliero
"Noi - aggiunge - al di là di quelle che sono le evidenze scientifiche,
pensiamo sia fondamentale sostenere il diritto delle donne alla libera scelta
del luogo del parto. Le donne hanno il diritto di scegliere e di veder
supportata la loro scelta". Dalle linee guida emerge che quasi la metà
delle donne ha i requisiti necessari per il parto domiciliare, questo si
potrebbe tradurre in migliaia di parti a casa nel prossimo futuro del Regno
Unito."
Un articolo sul sito della BBC pronone un grafico molto chiaro:
Un articolo sul sito della BBC pronone un grafico molto chiaro:
Qui sopra un interessante
video di un dibattitto trasmesso da SkyNews dal titolo "Where is the
safest place to give birth?"
E in Italia?
ancora nessuna
dichiarazione sulla notizia da parte delle società
scientifiche di ostetricia, ginecologia o neonatologia, che al contrario si
erano espresse negativamente (ecco le dichiarazioni di SIN e SIGO) lo scorso maggio in occasione
della delibera per il rimborso
del parto a casa per la Regione Lazio (di cui abbiamo parlato qui).
Noi del movimento Freedom
for Birth-RAG pensiamo che queste nuove linee guida rappresentino un importante
riconoscimento della libertà di scelta delle donne.
Vogliamo segnalare che il
Prof. Savulescu,
bioeticista di Oxford, in un recente articolo, scritto con de Crespigny, accusava le donne che sceglievano
il parto a casa di essere immorali, in
nome di una presunta maggior pericolosità di tale scelta. Oggi il NICE non solo
smentisce tale presunta maggiore pericolosità del parto in casa rispetto a
quello ospedaliero, ma definisce questa opzione come la scelta più sicura per
madre e persona che nasce.
Noi vogliamo prendere le
distanze da questo tipo di atteggiamento, altrimenti dovremmo, paradossalmente,
seguendo il ragionamento di Savulescu, considerare immorali le donne che, avendo già partorito,
preferiscano partorire in ospedale anche il secondo figlio, esponendolo così ad
un rischio più alto.
Questo atteggiamento, giudicante, paternalistico e oppressivo,
non tiene conto di dell'importanza del riconoscimento del diritto della donne di decidere come e dove partorire.
Diritto che, in un'esperienza come quella del parto, che molte donne considerano fondante, non può
essere in nessun modo considerato marginale, ma al contrario rappresenta il riconoscimento della
soggettività delle donne e delle loro competenze e capacità di
autodeterminarsi.
Con questo noi di FFB-RAG
non vogliamo sostenere che il parto in casa o in casa maternità, assistito
dalle ostetriche, sia il migliore dei parti possibili, non proponiamo alcun modello di
parto.
Ribadiamo ancora una volta
che la possibilità di fare scelte libere e informate è un fondamentale
determinate della salute delle persone (come affermato più volte dall'OMS nella Carta di Ottawa o nel recente statement contro l'abuso e la mancanza di
rispetto sulle donne al momento del parto nelle strutture sanitarie) oltre che
un diritto umano fondamentale (come peraltro sancito dalla Corte Europea dei Diritti Umani di
Strasburgo).
Per questo motivo, sia che una donna scelga di partorire in casa, assistita dalle ostetriche, sia che scelga di partorire in ospedale, noi rispettiamo la sua scelta e ci battiamo affinchè possa compierla liberamente.
Condividiamo pienamente le parole della già citata Prof.ssa Susan Bewley, responsabile del gruppo che ha emanato le nuove linee guida: "Non c'è un solo modello taglia unica di parto che sia adatto per tutte le donne (...) alcune donne potrebbero preferire di far nascere il proprio bimbo/a a casa o in una casa maternità perchè questi luoghi sono generalmente più sicuri, questo è un loro diritto e devono essere supportate in questa scelta, Ma se una donna preferisse far nascere il proprio/a bambino/a in un ospedale perchè questo la fa sentire più sicura, anche questo è un suo diritto."
Etichette:
homebirth,
Julian Savulescu,
Lachlan de Crespigny,
National Institute for Health and Care Excellence,
NHS guidance,
NICE linee guida parto in casa,
parto in casa,
SIG,
SIGO,
Susan Bewley
mercoledì 3 dicembre 2014
LA PRESTAZIONE AL DOCSCIENT FESTIVAL 2014
La Prestazione, Il cortometraggio di FFB-RAG, partecipa fuori concorso al IV° Festival Internazionale del Documentario Scientifico delle Università e degli Enti Ricerca
Il ROME DOCSCIENT FESTIVAL è uno showcase di produzioni ad alto contenuto scientifico in cui vengono proiettati documentari divulgativi o di intrattenimento che hanno alla base una ricerca eseguita in qualsiasi disciplina, dalle scienze esatte a quelle umane, senza restrizioni relative alle tematiche affrontate. L’iniziativa intende promuovere e rendere disponibile al pubblico produzioni documentaristiche realizzate contribuendosi così alla diffusione di un dialogo fra i soggetti interessati al fine di favorire la realizzazione di documentari di alta qualità ed elevato contenuto scientifico.
Il ROME DOCSCIENT FESTIVAL è uno showcase di produzioni ad alto contenuto scientifico in cui vengono proiettati documentari divulgativi o di intrattenimento che hanno alla base una ricerca eseguita in qualsiasi disciplina, dalle scienze esatte a quelle umane, senza restrizioni relative alle tematiche affrontate. L’iniziativa intende promuovere e rendere disponibile al pubblico produzioni documentaristiche realizzate contribuendosi così alla diffusione di un dialogo fra i soggetti interessati al fine di favorire la realizzazione di documentari di alta qualità ed elevato contenuto scientifico.
Organizzato con la partecipazione della Regione Lazio, l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, Roma Tre, dipartimento di Biologia, l'ISPRA, L'ENEA, l'ISS, e il Consiglio Nazionale per le Ricerche e altri enti di ricerca ancora.
giovedì 27 novembre 2014
PERCHÈ CHIEDIAMO IL RICONOSCIMENTO CULTURALE, SOCIALE E NORMATIVO DELLA VIOLENZA OSTETRICA.
Freedom for Birth Rome Action Group chiede
il riconoscimento culturale, sociale e normativo della VIOLENZA OSTETRICA.
Come ormai sanno coloro che ci seguono e ci sostengono nella rivendicazione dell'autodeterminazione
e della libertà di scelta della donna sulla propria salute riproduttiva e, in
particolare, nel percorso nascita, il nostro impegno è finalizzato, tra
l'altro, al riconoscimento della violenza
ostetrica, sia da un punto di vista socio-culturale che normativo, come
primo passo per la sua delegittimazione e per la sua eliminazione.
In
vista di questo obiettivo, siamo attive sia con iniziative finalizzate alla
diffusione di informazioni ed al sostegno di processi di empowerment nelle
donne, con momenti di confronto, con iniziative di sensibilizzazione,
sia
alimentando un dibattito ed una riflessione, del tutto nuova nel panorama
italiano, incentrata sulle cause e sulle motivazioni all'origine della violenza nel parto, che resta a
tutt'oggi un vero tabù. Il nostro impegno si snoda anche sul piano pratico, attraverso
sportelli di assistenza ostetrica, psicologica e legale.
Riteniamo
imprescindibile, quando si parla di violenza
contro le donne, parlare di violenza ostetrica.
Così,
anche nella settimana in cui ricorre la giornata mondiale contro la violenza
sulle donne, vogliamo ribadire le nostre rivendicazioni, nella convinzione e
consapevolezza che ci si deve mobilitare non solo un giorno all'anno o sotto la
luce dei riflettori, come crediamo di dimostrare attraverso il nostro impegno
costante.
Noi chiediamo che lo Stato e le Regioni
riconoscano la violenza ostetrica quale grave violazione dei diritti umani delle
donne in materia di salute riproduttiva e che si impegnino, su tutti i
fronti ed in primis con la prevenzione, a contrastarla.
Crediamo,
infatti, sia fondamentale una codificazione normativa di questo silenzioso
fenomeno, non tanto per la necessità che venga individuata una specifica
ipotesi di reato, atteso che nel nostro ordinamento esistono già norme penali
da invocare per punire gli abusi sul corpo della donna, quanto, piuttosto,
perché ci sembra doveroso, in una società civile, che venga a chiare lettere definita
e deplorata questa, così come ogni altra, forma di maltrattamento e di mancanza
di rispetto nei confronti della donna.
Chiediamo, anche, che le strutture
sanitarie e gli operatori sanitari coinvolti nei percorsi nascita e della
salute della donna rivisitino i protocolli, i primi, e le proprie coscienze, i
secondi, uniformando gli uni e le altre al più profondo ed integrale rispetto
dei diritti e delle scelte delle donne e adeguandoli alle evidenze mediche ed
alle dichiarazioni e raccomandazioni degli organismi internazionali sulla salute.
Ci
sembra a questo punto importante offrire una pur rapida analisi comparata sul tema della violenza ostetrica, ricordando le
leggi dei Paesi che, unici finora, l'hanno codificata: Venezuela, Argentina, Messico.
In Venezuela, nel 2007, l’Assemblea
Nazionale ha approvato all’unanimità, e con il grande appoggio di donne delle
organizzazioni politiche, accademiche e professionali, una legge quadro sul
diritto delle donne a vivere una vita libera dalla violenza. Alla seduta hanno
partecipato più di 4000 donne di tutti i settori sociali e politici. La Legge del 16 marzo 2007 "Léy organicasobre el derecho de las mujeres a una vida libre de violencia", identifica 19 forme di violenza contro le donne: psicologica,
fisica, domestica, sessuale, lavorativa, patrimoniale ed economica, ostetrica,
istituzionale, simbolica; inoltre la sterilizzazione forzata, il traffico e la
tratta, le molestie, lo stupro, la prostituzione forzata, la schiavitù
sessuale.
In
particolare, al punto 13 dell'articolo 15, così si definisce la violenza ostetrica "Se entiende por violencia obstétrica la
apropiación del cuerpo y procesos reproductivos de las mujeres por personal de
salud, que se expresa en un trato deshumanizador,
en un abuso de medicalización y patologización de los procesos naturales,
trayendo consigo pérdida de autonomía y capacidad de decidir libremente sobre
sus cuerpos y sexualidad, impactando negativamente en la calidad de vida de las
mujeres" (Si intende per violenza ostetrica l'appropriazione del corpo
e dei processi riproduttivi delle donne da parte del personale medico, che si
traduce in un trattamento disumano, in un eccesso di medicalizzazione e
patologizzazione dei processi naturali, comportando la perdita di autonomia e
di capacità di decidere liberamente sul proprio corpo e sulla propria sessualità,
impattando negativamente sulla qualità
di vita delle donne).
Nello
stesso provvedimento, all'articolo 51, sono esemplificati atti e comportamenti
che integrano una violenza ostetrica: l’attenzione intempestiva e inefficace
nelle emergenze ostetriche; forzare la donna a partorire in posizione supina,
con le gambe sollevate, quando i mezzi necessari per svolgere un parto
verticale sono disponibili; impedire il contatto/attacco iniziale del bambino
con sua madre senza una causa medica impedendo così l’attaccamento precoce e
allattamento al seno immediatamente dopo la nascita; modificare il naturale
processo di nascita a basso rischio, utilizzando tecniche di accelerazione,
senza ottenere prima il consenso volontario, esplicito e informato della donna;
l'esecuzione di taglio cesareo quando il parto naturale è possibile, senza
ottenere il consenso volontario, esplicito e informato da parte della donna.
La violenza ostetrica si esplica quindi
attraverso la messa in atto, da parte del personale sanitario, di un’assistenza
inefficace e di interventi medici non necessari e non acconsentiti dalla donna
stessa, durante il travaglio e il parto.
Queste
condotte sono considerate un reato,
multato con una sanzione pecuniaria e con l’avvio di un procedimento
disciplinare a carico del sanitario che le agisce.
La legge
venezuelana, quindi, non solo riconosce la violenza ostetrica, la definisce e
la rende visibile, la condanna e ne delegittima il ricorso ma, soprattutto,
mette la donna al centro del percorso
nascita e ne legittima il ruolo di
protagonista. Mette al centro la persona
e la sua soggettività, il diritto di
ogni donna di ricevere un’assistenza rispettosa che non violi la sua dignità,
la sua integrità e la sua scelta volontaria, libera, informata sul proprio
corpo; la donna è ritenuta quindi assolutamente capace di intendere e volere - e, purtroppo, non è un dato scontato
- e di esercitare il diritto di scelta
anche in sala parto.
In Argentina, similmente al Venezuela, la
Legge 26.485 del 1° aprile 2009 "Ley de protección integral para prevenir, sancionar y erradicar la violencia contralas mujeres en los ámbitos en que desarrollen sus relacion interpersonales"
(Legge di protezione integrale per prevenire, sanzionare ed eliminare la
violenza contro le donne negli ambiti in cui si svolgono le sue relazioni
interpersonali), all'articolo 6, si definiscono sei forme di violenza:
violenza domestica, violenza istituzionale, violenza in ambito lavorativo,
violenza contro la libertà riproduttiva, violenza mediatica e violenza
ostetrica.
In
particolare, la violenza ostetrica è
così delineata "e) Violencia obstétrica: aquella que ejerce
el personal de salud sobre el cuerpo y los procesos reproductivos de las
mujeres, expresada en un trato deshumanizado, un abuso de medicalización y
patologización de los procesos naturales, de conformidad con la Ley 25.929"
(Violenza ostetrica: quella esercitata dal personale sanitario sul corpo e sui
processi riproduttivi delle donne, che si traduce in un trattamento disumano,
un eccesso di medicalizzazione e patologizzazione dei processi naturali, in
conformità con la Legge 25.929).
A
sua volta, la Legge n. 25.929 sui "Derechos de Padres e Hijos durante el Proceso de Nacimiento. Declaración de Interés delSistema Nacional de Información Mujer, por parte del Senado de la Nación. Declaración sobre difusión del Parto Humanizado" (Diritti dei genitori
e dei figli durante il percorso nascita), indirizzata tanto al sistema
sanitario pubblico che a quello privato, riconosce alla donna, durante
tutto il percorso nascita (gravidanza, travaglio di parto, parto e post-partum),
il diritto ad essere informata su ogni intervento medico che possa aver luogo
durante tutto il percorso nascita, in modo che possa scegliere liberamente tra
le diverse alternative; il diritto ad esser trattata con rispetto, in modo
personalizzato, che garantisca l'intimità durante tutto il processo
assistenziale e tenga in considerazione la sua cultura; il diritto ad esser
considerata come persona sana, in modo che se ne faciliti la sua partecipazione
come protagonista del suo proprio parto; il diritto ad un parto naturale,
rispettoso dei tempi biologici e psicologici, senza pratiche invasive e
somministrazione di farmaci non giustificata dallo stato di salute della donna
partoriente o del nascituro; il diritto ad essere informata su ogni evoluzione
del suo parto, dello stato di suo figlio o sua figlia, e in generale, ad essere
resa partecipe delle varie azioni dei professionisti; il diritto a non essere
sottoposta a nessun esame o intervento
esplorativo, salvo consenso scritto; ad avere accanto a sé un persona di sua
fiducia durante il travaglio, il parto e il postpartum; a tenere accanto a sé
sua figlia o suo figlio durante la permanenza in ospedale, salvo che il
nascituro non richieda cure speciali; ad essere informata, dall'inizio della
gravidanza, sui benefici dell'allattamento materno ed a ricevere sostegno per
iniziare ad allattare, a ricevere consigli e informazioni per la cura di se
stessa e di sua figlia o suo figlio, ad essere informata specificamente sugli
effetti collaterali del tabacco, dell'alcol e delle droghe sulla bambina o sul
bambino e su se stessa.
In Messico, infine, il 30 aprile 2014, il
Senato ha apportato modifiche ed integrazioni alle proprie leggi nazionali
sulla violenza contro le donne, introducendo l'ipotesi della violenza
ostetrica.
In particolare,
l'articolo 6 della Ley General de Acceso a una Vida Libre de Violencia,
la violenza ostetrica è definita come "toda
acción u omisión por parte del personal médico y de salud que dañe, lastime,
denigre o cause la muerte a la mujer durante el embarazo, parto y puerperio"
(ogni azione o omissione da parte del personale medico e sanitario che
danneggia, ferisca, denigri o causi la morte della donna, durante la
gravidanza, il parto o il puerpuerio).
L'articolo
5 della Ley de acceso de las mujeres auna vida libre de violencia para el Estado Guanajuato,
riprendendo la stessa definizione vi comprende anche la negligenza
nell'assistenza medica.
L'articolo
7 della Ley de acceso de las mujeres auna vida libre de violencia para el Estado de Veracruz de Ignazcio de La Llave, e l'articolo 6 della Ley de acceso de las mujeres a una vida libre de violencia para el Estado de Chiapas,
così recitano "Apropiación del
cuerpo y procesos reproductivos de las mujeres por personal de salud, que se
expresa en un trato deshumanizador, en
un abuso de medicalización y patologización de los procesos naturales, trayendo
consigo pérdida de autonomía y capacidad de decidir libremente sobre sus
cuerpos y sexualidad; se consideran como tal, omitir la atención oportuna y
eficaz de las emergencias obstétricas, obligar a la mujer a parir en posición
supina y con las piernas levantadas, existiendo los medios necesarios para la
realización del parto vertical, obstaculizar el apego precoz del niño o niña
con su madre sin causa médica justificada, negándole la posibilidad de cargarlo
y amamantarlo inmediatamente después de nacer, alterar el proceso natural del
parto de bajo riesgo, mediante el uso de técnicas de aceleración, sin obtener
el consentimiento voluntario, expreso e informado de la mujer y practicar el
parto por vía de cesárea, existiendo condiciones para el parto natural, sin
obtener el consentimiento voluntario, expreso e informado de la mujer (L'appropriazione
del corpo e dei processi riproduttivi delle donne da parte del personale
sanitario, che si traduce in un trattamento disumano, in un eccesso di
medicalizzazione e patologizzazione dei processi naturali, causando la perdita
di autonomia e di capacità di decidere liberamente del proprio corpo e della
sessualità; si considerano come tale omettere la cura tempestiva ed efficace
delle emergenze ostetriche, costringere le donne a partorire in posizione
supina e con le gambe sollevate, avendo i mezzi necessari per partorire in verticale,
ostacolare l'attaccamento precoce del bambino o bambina con sua madre senza una
causa medica giustificata, negandole la possibilità di accudirlo e di
allattarlo subito dopo la nascita, alterare il processo naturale del parto a basso
rischio, mediante l'utilizzo di tecniche di induzione, senza ottenere il
consenso volontario, espresso e informato della donna e praticare il taglio
cesareo esistendo condizioni per il parto naturale, senza ottenere il consenso
volontario, espresso e informato della donna).
Quelle
appena sopra ricordate ci sembrano davvero normative
centrate sul rispetto della donna, del suo corpo e della sua dignità, sulla
promozione della fisiologia, sul
riconoscimento del diritto di
autodeterminazione sulla salute riproduttiva; normative che affermano il primato della donna e che recepiscono l'importanza di un sistema di salute che, da un
lato, riconosca alla donna la sua individualità e la sua competenza decisionale e, dall'altro, le garantiscano sostegno, rispetto, trasmissione di
informazioni corrette ed esaustive.
Ci
sembrano, quindi, leggi realmente basate su un autentico approccio di
promozione della salute, secondo il quale la salute è non già l'assenza di
malattia, ma il benessere della persona, per il cui raggiungimento è determinante
la valorizzazione della capacità di prendere decisioni e di assumere il
controllo delle circostanze della propria vita, così come ci insegna l'OMS
nella Carta di Ottawa del 1986.
Leggi,
quelle venezuelana, argentina e messicana, che, senza cadere nella trappola
ideologizzante di una capziosa visione dicotomica che vede contrapposti modello biomedico/approccio naturalista, hanno correttamente e coraggiosamente saputo
stigmatizzare l'eccesso di
medicalizzazione, inteso quale applicazione di procedure mediche non
necessarie e non acconsentite, correlandolo ad una arbitraria, ingiustificata
e, quindi, abusiva alterazione dei
processi fisiologici. Leggi che, inoltre, hanno saputo recepire appieno le Raccomandazioni dell’OMS del 1985,
imponendo la tutela della relazione madre-neonato e indicando come illecita la
separazione madre-figlio/a senza valide indicazioni mediche. Tutte le evidenze
scientifiche infatti sottolineano l'importanza fondamentale del contatto
subitaneo pelle-pelle tra madre e figlia/o e l’attaccamento al seno nelle prime
due ore dalla nascita, per l’avvio dell’allattamento, l’instaurarsi della
relazione affettiva di attaccamento e per il benessere psicologico e fisico di
entrambi.
Non
meno importante, poi, è che le stesse leggi prevedano specifici obblighi istituzionali, delineino meccanismi di denuncia delle violenze
accessibili alle donne, istituiscano organismi
di controllo e di monitoraggio sullo stato di attuazione e sul rispetto
delle disposizioni normative stesse, nonché organismi di tutela con specifica formazione di genere, strumenti
ed accorgimenti indispensabili per rendere effettivi i diritti formalmente
riconosciuti.
E in Italia?
In
Italia - Paese che non ha ancora attuato
la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le
donne e si è limitato ad approvare una legge sul femminicidio dal carattere spiccatamente
emergenziale e securitario -, manca del tutto il riconoscimento normativo della
violenza ostetrica tra le forme di violenza contro le donne.
Solo
in alcune Regioni troviamo normative sul percorso nascita e sulla tutela della dimensione
psico-affettiva del parto (si veda, ad esempio, la Legge Regione Lazio n. 84/1985), le quali, tuttavia, restano del tutto inattuate e vengono
quotidianamente frustrate da prassi ospedaliere che si sostanziano in profondi,
sottaciuti, subdoli maltrattamenti verso le donne e abusi sui loro corpi.
In
Italia, i protocolli ospedalieri sono molto spesso lontani dalla messa in
pratica di trattamenti umani e rispettosi del corpo della donna, alla quale
sono frequentemente disconosciute le più basilari, comprensibili esigenze, come quella di
avere accanto a sé una persona di fiducia o quella di bere, mangiare o muoversi
durante il travaglio oppure quella di ricercare la miglior posizione per il
proprio partorire.
In
Italia, gli ospedali amici dei bambini secondo le direttive OMS - Unicef sono una assoluta rarità,
mentre è consuetudine pressoché generalizzata quella della somministrazione di
soluzioni glucosate, così come quasi del tutto assente il sostegno alle donne,
soprattutto se cesarizzate, per l'inizio dell'allattamento. Davvero pochi gli
ospedali in cui si riconosce fattivamente l'importanza dell'immediato contatto
pelle a pelle tra mamma e neonata/o e si articolano procedure (ivi compresa la
prima visita pediatrica al neonato/a) per garantire questo contatto. Persino
negli ospedali che attuano il cosiddetto rooming-in, è abitudine
"prelevare" tutti i neonati e le neonate del reparto per portarle/i a
visita dal pediatra ospedaliero tutte/i insieme e riportarle/i dalle loro mamme solo a chiusura
del turno di visite (con ore e ore di stazionamento nei nidi e pianti
inconsolati se non a suon di soluzioni glucosate).
In
Italia, come ci raccontano le donne che incontriamo, molte strutture
ospedaliere pubblicizzano la possibilità di scelta per la donna di un parto
attivo (ma, poi, ci chiediamo: per quanto ancora si vuole alimentare l'idea "medicocentrica"
di un parto "passivo", in cui è il sanitario che "fa partorire"
e non la donna che partorisce?), salvo poi imporre seccamente la posizione
supina alla donna, giustificata con un "su, signora, si metta sdraiata sul lettino, che altrimenti ci sporca ilpavimento".
Da
noi, gli abusi sul corpo delle donne in
sala parto sono una routine: interventi medici non necessari e non
acconsentiti, praticati persino in contrasto con le indicazioni dei protocolli
medici internazionalmente riconosciuti (pensiamo agli alti tassi di
episiotomia, che secondo una Indagine Conoscitiva sul Percorso Nascita del 2002,
si stima essere eseguita nel 70% circa dei parti; pensiamo alla manovra di
Kristeller, neppure indicata nelle Sdo e nei Cedap; al monitoraggio del battito
cardiaco fetale continuo, che costringe la donna a restare legata ad un
apparecchio, ecc.). Per non parlare dei tagli cesarei, per i quali l'Italia ha un
tasso medio vicino al 40% tra i più alti al mondo (secondo solo alla Grecia in
Europa) e che ci offre una evidenza palmare di come in Italia si sia ben
lontani da una cultura della fisiologia e della scelta libera ed informata.
Siamo
ben lontani, è evidente, da un sistema di promozione
della salute della donna nell'accezione sopra ricordata, basato sul rispetto
dei suoi diritti personali e inviolabili e l'Italia, con il suo modello di
assistenza paternalistico e irrispettoso,
è certamente un destinatario elettivo della recente Dichiarazione dell'OMS sulla
"La prevenzione e l'eliminazione
della mancanza di rispetto e dei maltrattamenti durante il parto nelle strutture sanitarie" (di
cui abbiamo parlato qui), documento in cui l’OMS denuncia la diffusione in tutto il mondo di
pratiche assistenziali non rispettose, abusanti e violente, ne sottolinea i
rischi e gli effetti negativi sulle donne e i loro figli e figlie e chiama
all’azione diversi soggetti, tra cui Governi e Parlamenti, affinché il fenomeno
della violenza ostetrica venga riconosciuto, studiato, contrastato ed eliminato.
E,
tuttavia, a fronte di questo vuoto, normativo e socio-culturale, si rinsalda
ancor di più la nostra richiesta di un riconoscimento, culturale oltre che
giuridico, della violenza ostetrica, della quale proponiamo una
definizione, mutuata dalla Legge del Venezuela ed elaborata alla luce della già
ricordata Dichiarazione OMS del 2014, auspicando che le disposizioni di legge
sulla violenza contro le donne, nazionale e regionali, vengano integrate, con
essa e con la previsione di meccanismi di controllo, denuncia e risarcimento
accessibili:
"violenza ostetrica: l'appropriazione dei
processi riproduttivi del corpo delle donne da parte di personale sanitario, la
trasformazione, nell’ambito del percorso nascita, dei processi fisiologici in
processi patologici, la frustrazione dell’autonomia e dell’autodeterminazione
della donna in ordine al proprio corpo ed alla propria sessualità. Costituiscono violenza ostetrica, a titolo esemplificativo: una situazione in
cui la donna, durante la gravidanza, il travaglio ed il parto, non è assistita
opportunamente ed
efficacemente o non
riceve l’assistenza necessaria in ragione delle proprie scelte, della propria
cultura e della propria dignità, ovvero non riceve i trattamenti di analgesia
farmacologica o non farmacologica che eventualmente ella richieda;
vengono praticati atti medici non necessari o vengono somministrati farmaci non
necessari, in contrasto con le linee guida internazionali e con le evidenze
scientifiche o, comunque, non consapevolmente acconsentiti dalla donna; è
obbligata a partorire in posizione supina o comunque in posizione imposta dal
personale sanitario; le viene negata la possibilità di vedere il suo bambino
appena nato e, se lo desidera, di tenerlo con sé continuativamente durante la
degenza; le viene impedito di bere e mangiare durante il travaglio e il parto; viene
alterato il procedimento fisiologico del parto e viene praticato un cesareo
inutile o privo di indicazioni cliniche. Costituisce altresì violenza ostetrica
negare, rendere gravoso od ostacolare, con condotte attive od omissive, il
diritto della donna di scegliere sulla propria salute riproduttiva, di
interrompere la gravidanza o di ricorrere alla contraccezione di emergenza e
non".
Iscriviti a:
Post (Atom)