mercoledì 5 novembre 2014

GEMELLI? TANTO FAI IL CESAREO!

Ah! gemelli?...Tanto nascono prima… Gemelli! Che bello! Quando ti hanno programmato il cesareo? Gemelli!? con 'na botta te sei tolta il pensiero. Embè i Gemelli mica li puoi allattare insieme. I gemelli serve l’aggiunta sennò come fai… Come? Scusate ma che state dicendo? E i miei sogni, i miei desideri, le mie volontà? Il parto, l’allattamento al seno, il bimbo che si attacca a te appena nato insomma quella roba naturale normale che appartiene all’inizio dei tempi… non potete togliermeli così tra una risata e un pezzo di pane dal fornaio, eh si perché la cosa più pazzesca è che
chiunque si permette di parlare ad una donna incinta e dire la sua, avvalorando e facendo passare per “scientifico” il luogo comune e tu donna in balia degli ormoni assorbi tutto dalla battuta del fornaio a quella della portiera, figurarsi i pareri dei dottori! poi giorno dopo giorno impari a ridere di tutto questo meccanismo squisitamente italiano o forse umano? All’ottava settimana di gravidanza avevo già prenotato il giorno del parto cesareo, come fosse una visita dal dentista (scoprirò poi che non esistono “prenotazioni” ospedaliere per cesarei…) Io non voglio tutto questo, non mi piace, no così non mi piace, se dovrà essere così perché sussistono complicazioni di salute ok, ma non così a scatola chiusa un protocollo…no, così no… ed è da questi “NO, così No” che mi metto a studiare da sola, nel modo post moderno più banale: apro internet e digito su google “gemelli e cesareo” o “gemelli e allattamento” approdo alle linee guida dell’OMS e scopro “un sacco di cose”, ma come? non sono medico, non so niente di gravidanze e parti eppure trovo tante risposte alle mie domande e si capisce tuttobenissimo, è molto chiaro con un linguaggio accessibile a tutti: “non sussistono controindicazioni al parto vaginale in caso di gravidanza gemellare”, “è possibile allattare al seno i gemelli” e allora torno a parlarne con i medici che mi seguono o con chi credo abbia esperienza e tutto va al contrario. Sono confusa, fortuna che sono all’inizio della gravidanza. Seppur disorientata sono fiduciosa che troverò la strada che fa per me ma soprattutto sono fermamente convinta che è mio diritto di donna scegliere. Finchè un giorno ricevo una telefonata, è la moglie di un amico del mio compagno ed è la prima volta che la sento, non la conosco. Inizialmente quasi mi sento invasa dalla sua telefonata “mo che vò pure questa?”, è un’ostetrica e vive in Umbria, mi parla della scuola di Firenze e mi apre le porte ad un mondo dell’ostetricia diverso da quello medicalizzato sarà lei a darmi il contatto di Ivana Arena che opera a Roma, al contempo inizio un corso sui gemelli al Melograno di Roma condotto da Gabriella Pacini e pian piano la strada si definisce: ora so dove andare, ho trovato la via che cercavo e che non credevo possibile. Sapere dove andare è un buon punto d’inizio ma non è di certo risolutivo, da qui inizia il cammino forse più tortuoso: far valere la propria volontà e quello che dovrebbe essere il banale e scontato diritto della donna di scegliere come partorire. Mi sono sentita dire “sei in cura con me e fai quello che dico io” oppure “il parto vaginale non te lo faccio fare” e tornano alla mente quei famosi slogan retaggio anni settanta. Quelli che credevi fossero ormai superati e sepolti in qualche nostalgico cassetto femminista: rispolverare, dare alla luce nuovamente … ma come non è il MIO parto? Credo che il problema sia anche nei termini nel modo di parlare e rapportarsi alla Donna, nessuno vuole sostituirsi alle competenze degli specialisti e dei medici, ne tanto meno incentivare volontà personali che potrebbero nuocere alla salute della donna se non addirittura del bambino - purtroppo è proprio questo il meccanismo, il confine in cui si viene travolti- ma non è possibile essere burattini in balia delle scelte altrui seppur “competenti”. Scelte sovente dettate non da una reale rischio di salute, ma da scuole di pensiero in cui il riferimento sono purtroppo le opinioni personali e non più le evidenze scientifiche o gli studi internazionali. Scelte dettate da interessi privati, a volte economici ma più spesso e sopratutto dalla medicina difensiva. Vi assicuro che nessuna donna vuole fare del male a se stessa o al bambino/i che porta in grembo, non dopo aver scelto la gravidanza e averla portata avanti per nove lunghi, e molto spesso faticosi, mesi. Non ho trovato nessuno dirmi in ospedale “la vedo così, penso sia la cosa migliore, la scelta ultima è la tua” ma si da per scontato che la mia volontà non ci sia: nella medicalizzazione viene totalmente annullata. Da qui inizia il percorso del mio parto, comincio ad immaginarlo, desidero sia un bel parto, desidero arrivare alla fine del tempo, desidero allattare al seno, desidero che il mio compagno assista al momento in cui i cuccioli entreranno in questo mondo. Ecco desidero, ergo scelgo. Fin dove la mia volontà può arrivare? ma questo nessuno lo può sapere ed inutile impelagarsi in possibili idee e filosofie. Primo step: trovare un ospedale che risponda ai miei desideri. La nostra esperienza ha evidenziato che la maggior parte degli ospedali non permette al padre di assistere in caso di cesareo e in caso di parto gemellare vaginale usa far partorire la donna in sala operatoria “non si sa mai così siamo già pronti in caso di complicazioni!" . La maggior parte degli ospedali usa somministrare l’aggiunta di latte artificiale in caso di parto gemellare da protocollo “perché subito dopo il parto la donna è stanca e non ce la fa ad allattarne due”. Non è stato facile ma soppesati i pro e i contro troviamo l’ospedale più vicino alle nostre richieste. Secondo step: trovare chi crede nella possibilità di fare un parto "naturale", cioè a basso livello di medicalizzazione, o perlomeno vaginale. Nonostante che sul finire della gravidanza la posizione della testa di entrambi i cuccioli fosse quella giusta, "a testa in giù" e che la gravidanza fosse assolutamente normale era ancora “rischioso” andare in ospedale in pieno travaglio di DUE bambini! Così guidati dai consigli di “amiche” ostetriche abbiamo scelto di presentarci al primario dell’ospedale il quale ha valutato -con nostro grande piacere e stupore- di sostenere il Mio parto scrivendo una lettera indirizzata ai medici di guardia in cui sottolineava che non sussistevano controindicazioni ad un parto vaginale. Vittoria e stupore! Possibile che per poter travagliare ho avuto bisogno del permesso scritto? Successivamente scoprimmo che in quell’ospedale erano anni che non si facevano parti gemellari vaginali. Terzo step: il parto, a 39 settimane i medici hanno reputato che vista la mia situazione era opportuno indurre il parto, non so se è stata la scelta giusta ma a quest’epoca gestazionale la mia stanchezza era così alta che non ho fatto altro che affidarmi. Il mio è stato un parto vaginale fortemente medicalizzato di conseguenza molto doloroso, ho rischiato di andare in cesareo due volte, in entrambe la mia volontà in primis la bravura dell’ostetrica e la professionalità dei medici hanno fatto si che ciò non avvenisse. Dopo 22 ore di travaglio i cuccioli sono venuti al mondo. Quarto step: l’allattamento e l’aggiunta, “ne prendi uno per volta lo attacchi dieci minuti ad un seno dieci all’altro e poi lo riposi (il bambino s’intende) prendi l’altro e fai lo stesso, mentre allatti così ci parli…” ecco questa è stata l’indicazione che ho ricevuto in ospedale per allattare al seno, non lo scorderò facilmente e fortuna anche qui che avevo altre conoscenze in materia e consulenti per l’allattamento su cui contare. Il primo giorno l’infermiera stava provando a dare la famosa “aggiuntina” alla bimba senza consultarmi o avvisarmi -dando per scontato la giustezza della sua azione- ho dovuto discutere e chiamare il pediatra per rifiutare tale iniziativa dettata unicamente da regole di protocollo. Alle dimissioni dall’ospedale il pediatra ci ha tenuto molto ad indicare la necessità dell’aggiunta artificiale ma soprattutto la “marca del latte” che rispondeva esattamente ai bisogni dei nostri bambini! Mi avevano detto che sarebbero nati prima e sono nati a 39 settimane e 2 giorni con induzione. Mi avevano detto che la gravidanza gemellare è una gravidanza rischiosa e che avrei passato l’ultimo mese “allettata” : ho avuto la fortuna di vivere una gravidanza serena e senza problematiche. Mi avevano detto che avrebbero fatto l’incubatrice perché sarebbero nati deboli e piccoli: i cuccioli si sono attaccati subito al seno e avevano un peso rispondente i “famosi range di normalità”. Mi avevano detto che avrei dovuto fare un parto cesareo perché gemelli: il mio è stato uno parto naturale, estremamente lungo e doloroso, 22 ore di travaglio (probabilmente perché indotto) ma l’emozione più intensa e forte della mia vita che rifarei sicuramente. Mi avevano detto che con i gemelli non ce la fai ad allattare al seno entrambi: allatto i miei bimbi ogni giorno da tre mesi ed è meraviglioso, è stato difficile all’inizio e probabilmente se non avessi avuto una ferma volontà ed il giusto sostegno di consulenti per l’allattamento, ostetrica, pediatra, avrei potuto non farcela. “Mi avevano detto”. Tutto vero, nulla di falso, vero come una delle possibilità non come unica realtà è questo il vero dilemma-limite dell’approccio medico ospedaliero italiano. La mia è stata una bella gravidanza e un parto fortunato per così dire, ma il terrorismo psicologico e la guerra preventiva -come mi piace chiamarle- che ho vissuto durante i nove mesi sono state per me fonte di ansia e inquietudine. Conosco le statistiche che affermano che tutto ciò che “mi avevano detto” è possibile ma quanto di questo è dovuto a politiche sanitarie preventive e/o a “profezie che si auto avverano”? (chiamiamole così và….). Tutto è possibile nella vita, l’importante è Saper scegliere e Poter scegliere… noi unici responsabili della nostra vita. L.

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