Manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne Roma, 26 e 27 novembre
Basta violenza ostetrica!
#NonUnaDiMeno
martedì 15 novembre 2016
venerdì 4 novembre 2016
#NonUnaDiMeno Freedom For Birth Rome Action Group alla Manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne del 26 e 27 novembre a Roma
Freedom For Birth Rome Action Group
alla Manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne del 26 e 27
novembre a Roma
La
violenza contro le donne è un fenomeno strutturale nella nostra società e in
quanto tale si manifesta in tutti gli ambiti, incluso quello della salute
riproduttiva e sessuale.
La
violenza ostetrica, la negazione del
diritto di autodeterminazione delle donne sul loro corpo e sulla loro salute,
inclusa la negazione del diritto di scegliere se, quando, dove e come
partorire, così come l’obiezione contro il diritto di abortire e di ricorrere
alla contraccezione, sono forme di violenza di genere, che rafforzano una
visione stereotipata della donna.
La
donna è relegata alla funzione riproduttiva e a ruoli di cura e accudimento,
anche in funzione suppletiva di uno stato sociale sempre più assente. La sua scelta di non diventare madre è
socialmente condannata, così come la sua scelta di esserlo è medicalmente
dominata: sei una vera donna solo se scegli di diventare madre, sei una vera
madre solo se accetti il sacrificio di te, pronta a immolare diritti e bisogni
fisici, emotivi, sociali e professionali.
Questa
forma di violenza ha origine nel paternalismo medico, che si arroga il potere
di sostituirsi alla donna nei processi decisionali che riguardano la sua salute
riproduttiva, e più in generale nella cultura patriarcale che fa del controllo
della donna, del suo corpo, della sua salute, delle sue scelte di vita, il
principale strumento per esercitare e accrescere il proprio potere e dominio
(ne abbiamo parlato qui).
Per
questi motivi, la violenza ostetrica deve essere contrastata attraverso azioni
che promuovano un processo di cambiamento che interessi non solo gli ospedali,
i luoghi della salute e gli operatori sanitari, ma anche le scuole, la società,
i mezzi di comunicazione, per decostruire la rappresentazione sociale
stereotipata della donna e della maternità.
La
rete cittadina IoDecido, della quale Freedom
For Birth - Rome Action Group fa parte sin dalla sua costituzione, fa
dell’intersezione delle lotte uno dei cardini della propria visione politica e
delle proprie pratiche di rivendicazione. La lotta contro la violenza ostetrica
si inserisce quindi a pieno titolo nel percorso nazionale di contrasto alla
violenza sulle donne, un percorso che si sta costruendo da mesi attraverso
assemblee pubbliche in tutta Italia e che porterà ad una grande manifestazione nazionale a Roma il 26 novembre e a otto tavoli tematici il 27 novembre,
tra i quali uno sarà su: “diritto alla salute, libertà di scelta,
autodeterminazione in ambito sessuale e riproduttivo” (qui
l’elenco degli otto tavoli tematici).
Noi
di Freedom For Birth Rome Action Group siamo convinte che nella costruzione di
questo percorso sia importante la partecipazione di chi, a vario titolo, si
occupa di salute e diritti delle donne: è un’occasione per includere le
rivendicazioni sull’autodeterminazione e sulla salute delle donne tra i temi
portati in piazza e trattati nei tavoli tematici.
Invitiamo tutte le associazioni, i
gruppi e le singole persone ad aderire e attivare iniziative nei propri
territori per promuovere la partecipazione al corteo e ai tavoli e, ovviamente,
a condividere e divulgare questo appello e quello di lancio di NonUnaDiMeno.
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La
manifestazione del 26 novembre a Roma
comincia alle ore 14, partenza Piazza della Repubblica e arrivo a Piazza San Giovanni. Per aderire scrivi
qui.
I
tavoli tematici e l’assemblea
nazionale del 27 si terranno dalle ore 10 nella scuola elementare
Federico Di Donato (via Nino Bixio 83).
Per partecipare ai tavoli è
necessario confermare la propria presenza tassativamente entro il 19
novembre compilando questo form, nel quale
sarà anche possibile segnalare eventuali esigenze di ospitalità.
Visita
la pagina Facebook NonUnaDiMeno https://www.facebook.com/nonunadimeno/ e condividine i contenuti.
Qui
trovi una mappa e un calendario delle iniziative, che si
stanno moltiplicando in tutta Italia, dove potrai inserire la tua, seguendo
semplici istruzioni.
Sul
blog della manifestazione trovi i report delle assemblee fatte fino ad oggi, i
documenti e gli appelli condivisi, le informazioni logistiche ed i materiali di
comunicazione da diffondere: https://nonunadimeno.wordpress.com/.
Per chiederci informazioni o
segnalarci iniziative o fare proposte sul tema della violenza ostetrica e
dell’autodeterminazione, scrivi a freedomforbirth.rag@gmail.com.
martedì 1 novembre 2016
#NonUnaDiMeno - Manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne 26 e 27 novembre 2016
Vieni alla manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne, a Roma del 26 novembre!
Compila il form per iscriverti ai tavoli del 27 novembre e/o richiedere ospitalità per la notte del 26 novembre!
https://nonunadimeno.wordpress.com/portfolio/27nov/
Compila il form per iscriverti ai tavoli del 27 novembre e/o richiedere ospitalità per la notte del 26 novembre!
https://nonunadimeno.wordpress.com/portfolio/27nov/
#NonUnaDiMeno - Manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne 26 e 27 Novembre 2016
Loghi,
banner,manifesti, ma... come mai le Matrioške? Una interpretazione
della Rete Io Decido. Verso il 26 novembre a Roma per un grande
manifestazione nazionale contro la violenza di genere
D.i.Re Donne in Rete contro la violenza Trama Di Terre Cagne Sciolte Zeroviolenza Massa Critica Casa Internazionale delle Donne Lucha y Siesta Freedom For Birth - Rome Action Group Bios Lab Fuxia Block Acrobax Strike spa Roma Csoa Corto Circuito Scup Sportculturapopolare Radiosonar.net CLAP - Camere del Lavoro Autonomo e Precario LUD Libera Università delle donne LUR - Libera Università Romahttp://www.dinamopress.it/news/matrioske-di-tutto-il-mondo-unitevi
venerdì 7 ottobre 2016
martedì 21 giugno 2016
APPELLO ALLA REGIONE LAZIO: LE DONNE E LE OSTERICHE VOGLIONO ESSERE ASCOLTATE!
Condividete,
aderite, diffondete! Crediamo sia davvero importante!
Comunicateci
la vostra adesione qui su fb o via mail!
APPELLO ALLA REGIONE LAZIO
Il Ministero della Salute boccia il Decreto Polverini sul parto extraospedaliero: ecco cosa vi chiediamo!
Il Ministero della Salute boccia il Decreto Polverini sul parto extraospedaliero: ecco cosa vi chiediamo!
Nel 2011, la
Regione Lazio, piuttosto che dotarsi di una legge organica sul parto in
ambiente extraospedaliero (domicilio e case maternità) e riconoscere il diritto
(umano) delle donne di scegliere dove e come partorire e prevedere strumenti
per rendere effettivo questo diritto, piuttosto che garantire il funzionamento
della Casa del Parto Acqualuce e promuovere l'apertura di case maternità
private, preferì disciplinare la materia con un provvedimento amministrativo,
il Decreto n. 29/2011 dell'allora Presidente della Regione Renata Polverini, in
veste di Commissario Ad Acta.
Il Decreto
n. 29/2011, in realtà concepito per scopi di risanamento del deficit sanitario,
ha affrontato il tema del parto in casa (dimostrando come il tema della salute
della donna venga affrontato, come al solito, quando l'obiettivo è la
"razionalizzazione" della spesa!) e si è spinto ben oltre la delega.
Il Decreto
in questione, infatti, ha adottato dei protocolli per l’assistenza al travaglio
e al parto fisiologico extraospedaliero in case maternità e a domicilio,
nonostante i protocolli, in quanto sempre rivedibili, aggiornabili,
perfettibili da parte della comunità scientifica internazionale, non siano
suscettibili di essere cristallizzati in un provvedimento amministrativo; gli
stessi protocolli adottati presentano molte incongruenze rispetto alle evidenze
scientifiche ed ai protocolli internazionali (ad esempio, prevedono esplorazioni
vaginali in caso di rottura prematura delle membrane, non prevedono la
recisione ritardata del cordone ombelicale, impongono la visita del neonatologo
entro le 12 ore dalla nascita, ecc.).
Il Decreto
Polverini, poi, ha imposto requisiti illegittimi non soltanto ai fini della
rimborsabilità delle spese sostenute dalle donne per il parto in casa assistito
da ostetriche libere professioniste, ma addirittura per la stessa praticabilità
del parto a domicilio, pregiudicando gravemente sia la libertà delle donne di
scegliere le circostanze e il modo in cui partorire, sia l'autonomia e
l'indipendenza professionale delle ostetriche. Così, è stata imposta la
(doppia) condizione che il domicilio sia distante non più di 20 minuti e 7
chilometri di raggio da un ospedale dotato di reparto di maternità di II/III
Livello, con la ovvia conseguenza che le donne residenti nella maggior parte
della regione laziale non soddisfano questo doppio requisito e non possono,
quindi, ricevere assistenza in casa, né, tantomeno, chiedere il rimborso delle
spese.
Si impone,
poi, che l'ostetrica scelta dalla donna per il proprio parto debba possedere, e
documentare, un'esperienza professionale di almeno cinque anni di gestione
autonoma di sala parto, requisito che ha il duplice l'effetto di escludere, a
priori, tutte le ostetriche più giovani dalla libera professione
extraospedaliera e di limitare, comunque, la possibilità per le donne di
trovare delle ostetriche giovani o meno giovani che siano, che abbiano
effettivamente gestito in autonomia le sale parto degli ospedali laziali,
evenienza peraltro davvero rara. tutto ciò in barba alla normativa della
professione ostetrica che abilita le ostetriche ad assistere i parti non appena
terminato il percorso di studi e di abilitazione.
Ancora, il
Decreto n. 29/2011 ha definito i requisiti edilizi e urbanistici per il
rilascio delle autorizzazioni delle Case Maternità extraospedaliere,
richiamando tuttavia quelli propri delle strutture socio-sanitarie: di fatto,
si è disconosciuta l'essenza stessa della casa maternità, assimilabile per
definizione ad un'abitazione privata e comunque ad un luogo non medicalizzato,
e se ne è resa praticamente impossibile l'apertura. Non è un caso, infatti, che
nel Lazio non esiste nessuna Casa Maternità privata.
Naturalmente,
nel Decreto n. 29/2011 non è stato riconosciuto alcun diritto per le donne
sulla rimborsabilità delle spese per il parto in casa - comunque subordinata al
rispetto dei "requisiti" appena ricordati -, ritrovandosi solo un
generico rimando a futuri provvedimenti delle Direzioni Regionali circa la
determinazione delle tariffe.
Non è
neppure delineato alcun obbligo per le strutture del SSR in ordine al rimborso,
né alcun impegno a garanzia della continuità assistenziale tra l'ostetrica
libero professionista e la struttura ospedaliera in caso di trasporto
d'urgenza.
Come
facilmente prevedibile, nel corso di questi cinque anni, il Decreto Polverini
ha prodotto effetti distorsivi e fortemente limitativi dei diritti delle donne
e delle ostetriche.
Per le
donne, ne è derivata la negazione di ogni possibilità di scelta sul dove - e
quindi sul come - partorire, con la conseguenza che il parto ospedaliero e
medicalizzato resta, a tutt'oggi, l'unica opzione praticabile per la quasi
totalità delle donne laziali; ciò non soltanto perchè i rimborsi non sono mai
arrivati - se si eccettuano pochissimi casi fortunati nell'immediatezza
dell'entrata in vigore del Decreto e pochi altri che hanno goduto, quando ve ne
sono state le risorse, del rimborso a forfait previsto dal Decreto Zingaretti
del maggio 2014, ma perché, di fatto, il Decreto è stato (male) interpretato
come se contenesse un divieto di partorire a casa (e di assistere parti in
casa) in assenza delle condizioni richieste.
Per le
ostetriche, il Decreto n. 29/2011 ha costituito il pretesto di moniti delle
Unità Sanitarie Locali, che le hanno formalmente diffidate dall'assistere parti
a domicilio, determinando così una situazione simile ad un vero e proprio
divieto o comunque uno stato di assoluta incertezza giuridica, nei fatti
ugualmente penalizzante per l'autodeterminazione delle donne e per l'autonomia
professionale delle ostetriche.
Recentemente,
con un ricorso al Presidente della Repubblica, patrocinato dall'avvocata
Virginia Giocoli (Freedom For Birth Rome Action Group), è stato impugnato un
provvedimento di un distretto USL che diffidava un'ostetrica laziale
dall'assistere parti a domicilio, per assenza del requisiti imposti dal Decreto
Polverini.
Con questo
ricorso è stata lamentata, a monte, l'illegittimità dello stesso Decreto
Polverini, per contrasto alla normativa nazionale e comunitaria sulla
professione ostetrica, per violazione del diritto di autodeterminazione e di
scelta della donna sulla propria salute e sul proprio corpo, riconosciuti dagli
articoli 2, 13 e 32 della nostra Costituzione, per violazione del diritto al
rispetto della propria vita privata e quindi del diritto di scegliere le
circostanze in cui partorire, riconosciuti dall’art. 8 della Convenzione per la
Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali.
Nell'ambito
dello stesso procedimento, il Ministero della Salute ha trasmesso una propria
relazione, dichiarando espressamente di ritenere fondato il ricorso ed ha
riconosciuto, in modo molto significativo:
- che un provvedimento regionale, peraltro emanato per ragioni connesse al
rientro dal deficit di spesa, non può introdurre condizioni (di vicinanza a
strutture ospedaliere di II e II Livello) ai fini della liceità dell'attività
professionale ostetrica o ai fini della rimborsabilità delle spese per il parto
a domicilio;
- che non sono dimostrate ricadute economiche o finanziarie negative sul SSR per il caso di parti fuori dai limiti chilometrici prescritti dal Decreto n. 29/2011;
- che non ci sono evidenze scientifiche o epidemiologiche che possano obbligare
un parto ospedaliero, in luogo di quello in ambiente extraospedaliero, in
mancanza delle suddette condizioni di distanza da strutture ospedaliere di II e
III Livello;
- che la Regione non potrebbe validamente statuire in materia di ordinamento
professionale delle ostetriche e prevedere limiti all'attività libero
professionista, già regolamentata con leggi dello Stato e oggetto di
riconoscimento nel diritto comunitario;
- che i requisiti di distanza, chilometrici e di tempo, tra il domicilio e la
struttura ospedaliera, non sono supportati da richiami a studi o riferimenti
scientifici e possono, pertanto, assumere al più il valore di meri suggerimenti
liberamente accettabili, senza alcun vincolo cogente né per l'ostetrica libera
professionista, né per la donna;
- che la scelta della donna di partorire a casa propria ha una copertura
costituzionale nel primo comma dell'articolo 32 della Costituzione.
Il Ministero
della Salute, dunque, ha chiaramente riconosciuto che il diritto delle donne di
scegliere le circostanze del proprio parto, diritto di rango costituzionale,
non possa essere ridimensionato o sottoposto a vincoli, tanto più quando questi
non siano supportati da evidenze scientifiche o epidemiologiche, ed ha altrettanto
chiaramente ribadito l'autonomia e l'indipendenza professionale dell'ostetrica,
alla cui responsabilità professionale personale è rimessa la decisione
sull'assistenza di un parto domiciliare, nel rispetto delle legis artes e delle
norme statali che regolamentano la professione.
La relazione
del Ministero della Salute è ormai da qualche tempo ben nota alle istituzioni
regionali, alle stesse che, oggi, hanno istituito e stanno conducendo un tavolo
tecnico per dare attuazione al Decreto Polverini.
Oggi, come
già più volte in passato, vogliamo quindi denunciare come inaccettabile ciò che
sta avvenendo nelle sedi istituzionali regionali, dove si continua,
ostinatamente, a legiferare e provvedere sulla salute delle donne con percorsi
non partecipati, che non assumono come prioritaria la considerazione dei
diritti, delle aspirazioni, delle esigenze espresse dalle donne stesse e che
non si attengono strettamente alle evidenze scientifiche ed alle
raccomandazioni degli organismi internazionali che si occupano di salute delle
donne.
Noi
riteniamo inaccettabile che questi tavoli lavorino senza che sia prevista la
consultazione e la partecipazione attiva delle donne e delle associazioni che
da anni si occupano dei diritti e della salute delle donne, senza le quali
nessuna garanzia dei migliori risultati possibili potrà mai esserci.
Noi
riteniamo anche inaccettabile che operino tavoli tecnici con la finalità di
attuare o modificare un provvedimento, il Decreto Polverini, che, nato per
finalità di bilancio, andrebbe invece del tutto superato, abrogato,
dimenticato.
Pensiamo sia
davvero giunto il momento di affrontare il tema del parto in ambiente
extraospedaliero in modo organico, non per fare tagli alla spesa sanitaria (o
peggio, per fare profitto!) ma per:
- tutelare e
garantire il diritto di scelta della donna sul proprio corpo e sulla propria
salute riproduttiva senza condizioni di tempo, luogo e distanze;
-
riconoscere il fenomeno della violenza ostetrica e predisporre strumenti di
contrasto agli abusi e maltrattamenti che si verificano nelle strutture
sanitarie pubbliche e private, ai danni delle donne partorienti e delle persone
neonate, creando un osservatorio regionale di monitoraggio;
- promuovere
la cultura della fisiologia della gravidanza e del parto e ridurre gli eccessi
della medicalizzazione che danneggiano la salute ed il benessere materno
infantile;
- promuovere
e valorizzare modelli di assistenza ostetrica nel percorso nascita, in accordo
con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle linee
guida elaborate dall’Istituto Superiore di Sanità;
- impegnare
il SSR a garantire la libertà di scelta per donne, sul modello assistenziale e
sui luoghi del parto, con erogazione diretta o, in mancanza, con
convenzionamento delle ostetriche libere professioniste;
- garantire
la riapertura ed il funzionamento a pieno regime della Casa del Parto
Acqualuce;
- rivedere i
requisiti per la concessione delle autorizzazione all'apertura di case
maternità, delle quali deve essere preservato il carattere di un luogo
demedicalizzato assimilabile al domicilio privato;
- attuare la
Legge regionale n. 84/1985 per garantire, nelle strutture ospedaliere, il
rispetto della soggettività, della centralità e delle competenze della donna in
tutto il percorso nascita, delle sue esigenze e delle sue scelte, per
contrastare gli abusi e i maltrattamenti che si verificano nei confronti delle
donne durante gravidanza, parto e post partum, per riportare le pratiche ospedaliere
al rispetto delle raccomandazioni OMS e delle evidenze scientifiche;
- rispettare
e valorizzare l'autonomia e l'indipendenza professionale
dell'ostetrica,
la quale, a prescindere da requisiti chilometrici e di vicinanza a presidi
ospedalieri, è competente a valutare la praticabilità di un parto in ambiente
extraospedaliero, valutando caso per caso, con scrupolo professionale,
diligenza e perizia e sotto la propria responsabilità professionale, la
sostenibilità della scelta del parto.
- garantire
l'assistenza domiciliare, sia al momento del parto che nel post partum, a
garanzia della salute e del benessere materno infantile o, in alternativa,
riconoscere il diritto al rimborso integrale, quanto meno fino a concorrenza
del DRG, delle spese sostenute per il parto a domicilio o in Casa Maternità.
NOI CHIEDIAMO
quindi, alla
Regione, che gli obiettivi sopra enunciati vengano fattivamente perseguiti e
che venga garantita la partecipazione, nelle sedi tecniche e politiche, in
tutti i processi decisionali nei quali i temi della nascita vengono e verranno
affrontati, delle associazioni di donne che rivendicano la libertà di scelta
delle donne sul proprio corpo e sulla propria salute riproduttiva e l'autonomia
professionale delle ostetriche.
Roma, 21
giugno 2016
Adesioni:
Freedom For Birth Rome Action Group
Gabriella Pacini
Mirta Mattina
Carmen Rizzelli
Virginia Giocoli
Lisa Canitano
Vita di Donna
Freedom For Birth Rome Action Group
Gabriella Pacini
Mirta Mattina
Carmen Rizzelli
Virginia Giocoli
Lisa Canitano
Vita di Donna
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giovedì 24 marzo 2016
Binetti, ma perchè questa cintura?
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato
un nostro resoconto e commento al
convegno svoltosi alla Camera l'11 marzo sul tema della sicurezza nel
parto organizzato da Paola Binetti, evento che ha attirato la nostra
attenzione e suscitato in noi perplessità e dubbi (a dir poco).
Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo che riporta la nostra opinione
riguardo all'incredibile disegno di
legge presentato da Binetti, con il quale si prevede l'adozione di un "nuovo
metodo di parto vaginale" (testuale nella Proposta di
Legge!!!), modello incentrato sull'utilizzo di una cintura con camere
d'aria gonfiabili che comprime la pancia della donna
partoriente.
Ringraziamo Eretica e il Fatto Quotidiano per
l'attenzione dimostrata verso la questione e per aver pubblicato il nostro contributo,
per completare il quadro e rendere maggiormente l'idea di quanto le motivazioni
di questo disegno di legge ci appiano poco chiare e lontane dai dichiarati
obiettivi di tutela della salute materna e neonatale, ci sembra importante
sottolineare alcune questioni e per questo
siamo noi a porre delle domande a Binetti:
- se il fine non è la promozione del dispositivo, come lei afferma, perchè mai tra i relatori del convegno dell'11 marzo figuravano Pierfrancesco Belli e Erich Cosmi? Il primo fino al 2009 amministratore unico di Safe Factory, la società che distribuisce a livello internazionale la cintura e dal 2015 membro del comitato di indirizzo e controllo dell'Agenzia Regionale della Sanità in Toscana, il secondo coautore insieme a Luisa Acanfora, del contestato studio di cui sopra e nel cui cv si legge "nel 2004 partecipazione scientifica alla realizzazione del brevetto Safe Factory", brevetto che ha curiosamente lo stesso nome della società di distribuzione internazionale, Cosmi inoltre fa parte della onlus Safety & Life, di cui è Presidente Acanfora, onlus che appartiene a COESI, Consulta, che organizza eventi col patrocinio del Senato.
- Ci chiediamo anche come mai proprio Luisa Acanfora sia stata sentita in un'audizione al Senato nel 2012 in cui ha promosso l'adozione della cintura?
- Le coincidenze peraltro non finiscono qui dal momento che a Belli è subentrato nel 2009 come amministratore unico di Safe Factory Carlo Strano, che ad oggi risulta essere anche presidente del CDA di BLN Health Services srl, società che distribuisce la cintura in Italia, vicepresidente di BLN è Niccolò Belli (nato nel 1994) mentre Lorenzo Belli (classe 1995) è consigliere, uno strano caso di omonimia? O ci sarà per caso qualche legame tra questi due ragazzi e Pierfrancesco Belli ex amministratore unico e che oggi ha un ruolo istituzionale di controllo per ciò che riguarda la Sanità in Toscana?
Ci auguriamo di ricevere presto risposte a queste domande, preannunciamo ogni azione possibile per opporci all'approvazione di questa Legge e difendere il diritto all'autodeterminazione delle donne.
ps
i dati sulle cariche delle persone nominate in questo post sono stati ricavati da visure societarie
i dati sulle cariche delle persone nominate in questo post sono stati ricavati da visure societarie
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