Spett.le
U.S.L. _________
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A MEZZO RACCOMANDATA A.R.
Spett.le
Regione ________
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A MEZZO RACCOMANDATA A.R.
Oggetto: Richiesta di rimborso delle spese per il
parto a domicilio
Io
sottoscritta ____________________________________, nata a ________________ il
______________, residente e domiciliata in _________________________________, Codice
fiscale ______________________________,
premesso
-
di avere partorito il giorno _____________, dando alla luce il proprio
figlio/la propria figlia _________, come da attestazione di nascita che si
allega;
-
di aver partorito presso il proprio domicilio sito in _________________________________________
(oppure presso la Casa Maternità “__________________”, sita in _________________________________________),
avendo reputato tale luogo come l’unico che potesse garantire, così come di
fatto avvenuto, il rispetto della mia
intimità, delle mie scelte ed esigenze nonché della mia identità culturale, e
che potesse favorire una dimensione umana e familiare e condizioni idonee a
preservare la serenità ed il benessere psicofisico della sottoscritta;
-
che al suddetto parto hanno assistito le Ostetriche ___________________________
______________________________ iscritte all’Albo Provinciale di _______________,
ed
ha prestato assistenza pediatrica il Dott. _________________________ dell’Ordine
dei Medici di ___________;
considerato
- che
sussiste, in capo alla sottoscritta così come in capo ad ogni donna, il diritto di scegliere le circostanze
nelle quali deve avvenire e svolgersi il proprio parto;
- che tale diritto
costituisce un diritto umano ed
inviolabile, che trova fondamento sia nell’ordinamento giuridico
italiano che in quello comunitario ed internazionale;
- che,
infatti, tale diritto è correlato al diritto
di autodeterminarsi rispetto alle propria vita familiare e personale,
sancito dall’articolo 2 della
Costituzione, a mente del quale “La
Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e
richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale”;
- che il diritto
in parola, inoltre, si ricollega al diritto
di scelta dei trattamenti sanitari, riconosciuto dall’articolo. 32 della Costituzione,
al cui secondo comma si specifica che nessuno può essere obbligato a un
determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge, la quale
non può, in ogni caso, violare i limiti imposti dal rispetto della persona
umana;
- ch,
inoltre, il diritto di scelta al parto è correlato al principio della inviolabilità della libertà personale,
riconosciuto dall’articolo 13 della
Costituzione;
- che l’articolo 33 della Legge n. 833/1978,
istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, stabilisce che gli accertamenti ed
i trattamenti sanitari sono di norma volontari; qualora previsti, i trattamenti
sanitari obbligatori devono comunque rispettare la dignità della persona, i
diritti civici e politici, compreso “il
diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura”;
- che la
stessa citata Legge, all’articolo 14,
“Unità sanitarie locali”, comma
terzo, attribuisce alle Unità sanitarie locali, tra gli altri, il compito di
garantire l’assistenza domiciliare e
che, ancora più esplicitamente, il successivo articolo 25 statuisce che “Le prestazioni medico-generiche, pediatriche, specialistiche e
infermieristiche vengono erogate sia in forma ambulatoriale che domiciliare”
e che “Le prestazioni specialistiche
possono essere erogate anche al domicilio dell'utente in forme che consentano
la riduzione dei ricoveri ospedalieri”;
- che,
quanto all’ordinamento internazionale, l’articolo
8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, riconosce il “Diritto
al rispetto della vita privata e familiare”, sancendo che:
“1.
Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare,
del suo domicilio e della sua corrispondenza.
2. Non può
esservi ingerenza della pubblica autorità nell’esercizio di tale diritto se non
in quanto tale ingerenza sia prevista dalla legge e in quanto costituisca una
misura che, in una società democratica, è necessaria per la sicurezza
nazionale, l’ordine pubblico, il benessere economico del paese, la prevenzione
dei reati, la protezione della salute o della morale, o la protezione dei
diritti e delle libertà altrui”;
- che tale
disposizione è stata espressamente richiamata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale, con la recente
sentenza del 14 dicembre 2010 resa nel caso Anna Ternovszky contro l’Ungheria,
ha precisato che “il diritto al rispetto della vita privata include anche il diritto
di scegliere le circostanze in cui avere il proprio parto” e che “la decisione di diventare genitore comprende
altresì il diritto di decidere le circostanze in cui farlo accadere e si tratta
di circostanze che […] fanno indiscutibilmente parte dell’ambito della vita
privata. (sentenza definitiva il 14 marzo 2011, ricorso n. 6755/09);
- che, analogamente,
nella Carta dei Diritti Fondamentali
dell’Unione Europea, all’articolo 7 si tutela il “Rispetto della vita privata e della vita familiare”,
riconoscendosi che “Ogni individuo ha
diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio
domicilio e delle sue comunicazioni”.
ritenuto
- che, alla
luce della soprarichiamata normativa, nazionale ed internazionale, sussiste
incontestabilmente, in capo agli Enti pubblici, il dovere di approntare assistenza e cure domiciliari e che a
questo dovere corrisponda, in capo al cittadino, il diritto di scegliere il luogo di assistenza;
- che, in
quest’ottica, il riconoscimento del diritto
al rimborso delle spese sostenute per il parto in ambiente extraospedaliero,
quale strumento di sostanziale parificazione delle condizioni, di accesso e di
assistenza, tra parto extraospedaliero e parto ospedaliero, costituisce una
misura necessaria per garantire alle donne un
effettivo e sostanziale diritto di scegliere come e dove partorire;
considerato altresì
- che l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, secondo cui "la nascita rappresenta un importante evento personale, familiare e
sociale ancor prima che sanitario", ha ricordato che non è mai stato
scientificamente provato che “l’ospedale
è più sicuro della casa per una donna che ha avuto una gravidanza normale.
Studi su parti in casa programmati in paesi industrializzati e per gravidanze
non a rischio, hanno mostrato che le percentuali di
complicazioni e di morti materne e neonatali erano
uguali o inferiori rispetto a quelle relative ai parti in ospedale OMS,
Rapporto “Having a baby in Europe”, Copenhagen, 1985);
- che la
stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, nella pubblicazione “Maternità Sicura – Guida Pratica
all’assistenza al parto fisiologico, al parto naturale” (Ginevra 1996) ha precisato
che "… una donna dovrebbe partorire
nel posto in cui si sente più sicura, a suo agio, e dove siano possibili le
cure appropriate. Per una donna gravida a basso rischio questo posto può essere
la casa, una piccola clinica di maternità o centro di nascita o forse nel
reparto di maternità di un grande ospedale. In ogni caso deve essere un posto
in cui tutte le cure e le attenzioni sono concentrate sulle sue necessità e
sulla sua sicurezza, il più vicino possibile alla sua dimora e alla sua cultura”;
- che nel
1988, il Parlamento Europeo ha adottato un Risoluzione sui diritti della partorienti, che legittima il
parto a domicilio riconoscendosi che l'esperienza della maternità dovrebbe
essere affrontata su una base di libera scelta (G.U.C.E. n. C 235/80 del
12.9.1988);
- che la
letteratura scientifica è ricca di studi, basati su evidenze scientifiche, che
dimostrano come, in presenza di gravidanza fisiologica, il parto a domicilio è
una valida alternativa al parto in ospedale.
*
* *
Tutto
quanto sopra premesso e considerato, con la presente, la sottoscritta
______________________________, come sopra domiciliata,
RIVOLGE FORMALE ISTANZA
alle
istituzioni in indirizzo, per quanto di rispettiva competenza, affinché Le venga
riconosciuto il diritto ad avere il rimborso delle spese sostenute per il
proprio parto a domicilio (oppure in Casa Maternità) e, conseguentemente, Le
venga erogato l’importo di € _____________ (Euro ____________/__), pari
all’ammontare complessivo delle spese sostenute per l’assistenza al proprio
suddetto parto, come da giustificativi di spesa che si allegano, quanto meno
sino a concorrenza dell’importo corrispondente alle vigenti tariffe DRG
regionali previste per l’intera degenza ospedaliera di mamma e bambino in caso
di parto fisiologico.
Si
allega la seguente documentazione:
a) certificato
o autodichiarazione, ai sensi del D.P.R. n. 445/2000, completa dei dati
anagrafici della richiedente (nome, cognome, luogo e data di nascita,
residenza,
codice fiscale), attestante la data del parto, il
domicilio o la Casa Maternità ove è avvenuto, la modalità prescelta per la
corresponsione dell’importo dovuto;
b)
dichiarazione dell’ostetrica/o di avere prestato assistenza al parto, completa
dei dati anagrafici (nome, cognome, luogo e data di nascita), nonché dei dati
professionali (ordine professionale di appartenenza, numero di iscrizione);
c) copia
dell’attestazione di nascita di ______________________;
d)
documentazione giustificativa delle spese sostenute.
In fede.
________________ (luogo)
________________ (data)
________________ (firma)
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